Der Zauberberg

Mi dispiace non aver letto The Wind Has Risen di Hori Tatsuo, il romanzo da cui Hayao Miyazaki ha tratto il suo film When the Wind Rises, però ho certamente letto Der Zauberberg di Thomas Mann e in tedesco.

Confesso innanzi tutto di non aver amato particolarmente Der Zauberberg perché francamente le metafore della decadenza della Mitteleuropa alla lunga mi esasperano. Insomma quando Castorp alla fine è andato in guerra ho tirato un bel sospiro di sollievo, e bravo Castorp, così si fa.

Così mi sono sentita un po’ in colpa quando ho incontrato proprio Castorp nell’onirico albergo alpino dove Jiro trascorre le vacanze. Avrei dovuto amare di più Castorp quando ne ho avuto l’occasione all’università, lo so. E sono rimasta di sasso a vedere Nahoko sul terrazzo del sanatorio di Davos, con la tubercolosi, impacchettata nella coperta.

La faccenda della coperta del sanatorio di Davos è probabilmente il dettaglio che più mi è rimasto impresso nella narrazione di Mann.

E’ strano, di solito Miyazaki mi fa sentire compresa nella mia visione del mondo, questa volta, proprio l’ultima volta, mi ha fatto sentire più che altro in colpa rispetto alla mia formazione accademica.

Mi ha anche fatto sentire compresa nella mia visione del mondo, intendiamoci, in particolare con l’affresco sociale del Giappone tra le due guerre, e naturalmente con l’interesse per l’aviazione nonostante la guerra e le emissioni di CO2.

wind

Il noviplano di Caproni, vi rendete conto. Il prototipo ad ala di gabbiano rovesciata. Lo zero.

Sapete chi altro ne capisce di queste cose? Paul Roland. Quindi ora ce lo ascoltiamo.